La resilienza, parola entrata nell'uso quotidiano, rischia di essere banalizzata, fraintesa e non compresa nella sua natura e complessità. Qual è il senso di un discorso intorno alla resilienza e alla pedagogia speciale oggi? Quello di riflettere sulla fragilità e vulnerabilità umana: che ha molti volti, in particolare quello delle persone con disabilità, dei bambini e delle bambine invisibili, delle famiglie e dei cittadini lasciati ai margini, esclusi, soli, dimenticati. È anche quello di fornire chiavi interpretative della realtà, che possano orientare insegnanti, educatori, media e decisori politici, al fine di rispondere con competenza alle istanze e proposte, anche di coloro che vivono condizioni di disabilità e o marginalità e ad affrontare le sfide contemporanee dell'inclusione educativa e sociale. L'argomento della resilienza è proposto come crocevia di incontri e sguardi, di dimensioni costitutive dell'essere umano e di possibili traiettorie evolutive, quando si incontrano eventi, di natura traumatica, che possono generare crisi, fratture, rotture, disorientamento, disequilibri e perdita di senso.